Ricordate quando Silvio Berlusconi, in piena crisi di governo, stringeva la mano al ministro Bossi, dando l'idea di un patto anche umano tra i due che andasse oltre le difficoltà contingenti? Era l'8 novembre del 2011, solo tre mesi fa, ma sembrano passati dei secoli. Mentre col trascorrere del tempo il Pdl (che inizialmente gridava al complotto della BCE e dei poteri forti per disarcionare l'ex presidente del consiglio e stravolgere il risultato democratico delle elezioni) in mancanza di alternative si è adagiato su posizioni di cauto sostegno verso l'Esecutivo Monti, la Lega è il partito che forse si oppone in maniera più radicale a qualsiasi cosa faccia il nuovo governo.
La Padania 13 giugno 1998 (a sinistra) – La Padania 2 marzo 2012 (a destra). Si ringrazia il blog di Kobayashi per l'immagine.
A fine gennaio il Senatùr aveva sentenziato: "O cade Monti o la Lombardia, Berlusconi è una mezza cartuccia" (seguirà la solita, frettolosa smentita, un po' deboluccia, il solito sasso tirato nascondendo, ma neanche poi troppo, la mano). Solo quattro giorni fa, altra frecciata: "Berlusconi salvato dai giudici per ragioni politiche". Seguito da un sibillino: "Magari non ha commesso niente". Un "magari" ambiguo, dal perfido retrogusto. E complimenti comunque ai leghisti, che hanno sostenuto fino all'altro giorno un personaggio della cui innocenza per un fatto gravissimo come la corruzione non sono per nulla convinti (anzi, andando a ripescare dichiarazioni un po' più vecchiotte è facile intuire quale sia la reale opinione della base e della dirigenza leghista sul Cavaliere: ricorderete forse, "mafioso" e "p2ista" sono tra gli epiteti più teneri).
E ancora: "Silvio serve a Monti, ma non è più nostro alleato", se qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che la maggioranza che ha sostenuto il precedente governo è ormai uno sbiadito ricordo e che alle prossime amministrative ne vedremo delle belle in quanto a schieramenti e alleanze. Insomma, B. dipinto come un utile burattino nelle mani del nuovo premier che, esaurito lo slancio riformista, si è dovuto svendere alle esigenze del gruppo Bilderberg, della Goldman Sachs e della Merkel per sopravvivere e non scomparire definitivamente. Mentre la Lega, ovviamente, per contrasto è la forza rimasta genuinamente vicino al popolo, ad ascoltare le esigenze della gente e dei pensionati del Nord, tartassati dal governo. Solita fuffa retorica padana, insomma.
Oggi il quotidiano leghista fa un ulteriore balzo in avanti in questa direzione (e ricordiamoci che il direttore politico della testata è Umberto Bossi, si tratta quindi esplicitamente di un organo di partito che fa le voci del suo segretario e leader incontrastato). B. viene addirittura paragonato a Mussolini per via della proposta di creare una grande ammucchiata centrista che escluda dai giochi la Lega da una parte e Idv e SeL dall'altra. Il riferimento storico è alla legge Acerbo entrata in vigore durante i primi anni del fascismo che modificò l'allora giovane sistema proporzionale, assegnando un abbondante e inaudito premio di maggioranza (pari a ben due terzi dei seggi) in favore del partito che avesse superato la soglia del 25%. Naturalmente la ratio del provvedimento era quella di garantire agli uomini di Mussolini il controllo sostanziale del Parlamento, con tanti saluti alla democrazia. Un paragone forte, fortissimo, segno di una frattura ormai probabilmente insanabile.
A meno che il Cav. non decida di rimettere mano al portafogli, e di ricomprarsi l'alleato. Ricordate il patto tra i due siglato dal notaio, del quale parlava Gilberto Oneto, un leghista dalla militanza ventennale che raccontò l'esistenza di un accordo con il quale Silvio si impegnava a saldare i debiti del Carroccio e cancellare le querele che pendevano come una spada di Damocle proprio sul quotidiano che oggi torna a ricoprirlo di ingiurie?