venerdì 2 marzo 2012

Tra B & B stavolta è finita davvero?

Ricordate quando Silvio Berlusconi, in piena crisi di governo, stringeva la mano al ministro Bossi, dando l'idea di un patto anche umano tra i due che andasse oltre le difficoltà contingenti? Era l'8 novembre del 2011, solo tre mesi fa, ma sembrano passati dei secoli. Mentre col trascorrere del tempo il Pdl (che inizialmente gridava al complotto della BCE e dei poteri forti per disarcionare l'ex presidente del consiglio e stravolgere il risultato democratico delle elezioni) in mancanza di alternative si è adagiato su posizioni di cauto sostegno verso l'Esecutivo Monti, la Lega è il partito che forse si oppone in maniera più radicale a qualsiasi cosa faccia il nuovo governo.


La Padania 13 giugno 1998 (a sinistra) – La Padania 2 marzo 2012 (a destra). Si ringrazia il blog di Kobayashi per l'immagine.

A fine gennaio il Senatùr aveva sentenziato: "O cade Monti o la Lombardia, Berlusconi è una mezza cartuccia" (seguirà la solita, frettolosa smentita, un po' deboluccia, il solito sasso tirato nascondendo, ma neanche poi troppo, la mano). Solo quattro giorni fa, altra frecciata: "Berlusconi salvato dai giudici per ragioni politiche". Seguito da un sibillino: "Magari non ha commesso niente". Un "magari" ambiguo, dal perfido retrogusto. E complimenti comunque ai leghisti, che hanno sostenuto fino all'altro giorno un personaggio della cui innocenza per un fatto gravissimo come la corruzione non sono per nulla convinti (anzi, andando a ripescare dichiarazioni un po' più vecchiotte è facile intuire quale sia la reale opinione della base e della dirigenza leghista sul Cavaliere: ricorderete forse, "mafioso" e "p2ista" sono tra gli epiteti più teneri).

E ancora: "Silvio serve a Monti, ma non è più nostro alleato", se qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che la maggioranza che ha sostenuto il precedente governo è ormai uno sbiadito ricordo e che alle prossime amministrative ne vedremo delle belle in quanto a schieramenti e alleanze. Insomma, B. dipinto come un utile burattino nelle mani del nuovo premier che, esaurito lo slancio riformista, si è dovuto svendere alle esigenze del gruppo Bilderberg, della Goldman Sachs e della Merkel per sopravvivere e non scomparire definitivamente. Mentre la Lega, ovviamente, per contrasto è la forza rimasta genuinamente vicino al popolo, ad ascoltare le esigenze della gente e dei pensionati del Nord, tartassati dal governo. Solita fuffa retorica padana, insomma.

Oggi il quotidiano leghista fa un ulteriore balzo in avanti in questa direzione (e ricordiamoci che il direttore politico della testata è Umberto Bossi, si tratta quindi esplicitamente di un organo di partito che fa le voci del suo segretario e leader incontrastato). B. viene addirittura paragonato a Mussolini per via della proposta di creare una grande ammucchiata centrista che escluda dai giochi la Lega da una parte e Idv e SeL dall'altra. Il riferimento storico è alla legge Acerbo entrata in vigore durante i primi anni del fascismo che modificò l'allora giovane sistema proporzionale, assegnando un abbondante e inaudito premio di maggioranza (pari a ben due terzi dei seggi) in favore del partito che avesse superato la soglia del 25%. Naturalmente la ratio del provvedimento era quella di garantire agli uomini di Mussolini il controllo sostanziale del Parlamento, con tanti saluti alla democrazia. Un paragone forte, fortissimo, segno di una frattura ormai probabilmente insanabile.

A meno che il Cav. non decida di rimettere mano al portafogli, e di ricomprarsi l'alleato. Ricordate il patto tra i due siglato dal notaio, del quale parlava Gilberto Oneto, un leghista dalla militanza ventennale che raccontò l'esistenza di un accordo con il quale Silvio si impegnava a saldare i debiti del Carroccio e cancellare le querele che pendevano come una spada di Damocle proprio sul quotidiano che oggi torna a ricoprirlo di ingiurie?

mercoledì 22 febbraio 2012

Ci ha lasciato in eredità anche questo regalo (ma se sabato lo condannassero...)

Secondo quel covo di pericolosi bolscevichi anonimi che è la Corte dei conti, oggi è più difficile perseguire la corruzione e i corrotti. E questo grazie a una legge ad personam, una delle tante che ci ha graziosamente lasciato in eredità il miglior capo del governo degli ultimi 150 anni. Più precisamente il lodo (ma definirlo tale è improprio, come i più attenti sapranno) di tre anni fa del pdllino Maurizio Bernardo che inibisce o quasi la possibilità di chiedere i danni di immagine ai funzionari pubblici "infedeli". Lo ha detto il procuratore generale lombardo Antonio Caruso, inaugurando il nuovo anno giudiziario. La ragione occulta del provvedimento era, come al solito, quella di trarre dagli impacci il Cav., alle prese con bunga bunga, escort e telefonate improprie alle questura, che qualche piccolo danno di immagine al Paese forse l'hanno dato (ormai quando andiamo all'estero in vacanza o per motivi di lavoro o comunque conosciamo delle persone queste ci chiamano in qualsiasi modo tranne che col nostro nome di battesimo: ai tradizionali pizza, mafia, mandolino, Mario si sono aggiunti gli appellativi non proprio simpatici di "Schettino" e "Berlusconi"). Non vanno dimenticate, per restare in ambito Pdl, nemmeno le consulenze d'oro della Moratti, all'epoca personaggio chiave per mantenere il controllo di una città simbolo del berlusconismo rampante, la Milano da bere del mariuolo Mario Chiesa. Poi le cose non sono andate esattamente come Silvio aveva preventivato. Aproposito, poverino, non gliene sta andando una bene, ora è stata anche respinta la ricusazione dei giudici... il 25 febbraio prossimo potrebbe essere il giorno della sentenza, e se dovesse andare come spero, proporrei di farla diventare festa nazionale della liberazione dal nano malvagio, aggiungendola al 25 aprile e al 1° maggio, se Tremonti non ha nulla in contrario... oops, ma il divin Giulio non conta più niente, ma come dispiace. Si spera a questo punto che il richiamo non cada invano e che la legge in questione sia abrogata (ebbene sì, qualcuno ne sarà sconvolto ma esiste anche questa possibilità, quella di cancellare le brutte leggi, magari bisognerebbe usarla più spesso) dall'attuale governo, se davvero si vuole dare un segnale di discontinuità rispetto a un passato che ci ha portato a diventare la barzelletta dell'Europa, e non solo. Nell'attesa, lo champagne è in frigo aspettando la sentenza di sabato con moderato ottimismo...

lunedì 13 febbraio 2012

Questa immagine fa venire i brividi


L'uomo nell'immagine non è un pericoloso black block, un teppista o un giovane scapestrato e nullafacente dei centri sociali. Il suo nome è Manolis Glezos e ha quasi 90 anni. Si tratta dell'uomo che, sprezzante del pericolo, nel 1941 durante l'occupazione nazista salì sull'acropoli per tirare giù il vessilo nazista. Un gesto che ridiede speranza al popolo greco durante un periodo durissimo. Nonostante le immagini risalgano a due anni or sono (e non a poche ore fa, al contrario di quello che ha sostenuto il Pompiere della Sera in un suo articolo per fare del facile sensazionalismo) fa sono sempre attuali, dato che Glezos era a manifestare con tutti gli altri, più arzillo e incazzato che mai, ieri sera a piazza Syntagma. Il partigiano è stato anche ricoverato in ospedale per qualche ora, ma a mezzanotte aveva raggiunto Theodorakis (altro personaggio simbolo nella lotta alla dittatura dei generali) e tutti gli altri. Qui c'è il video dell'aggressione e qui un articolo del marzo 2010 che testimonia come il quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli, non premurandosi di verificare le fonti, abbia preso un abbaglio. La sostanza però, come detto, non cambia moltissimo. Comunque la si pensi sulla necessità dei provvedimenti durissimi (forse troppo) presi dal governo greco per evitare la bancarotta e un ritorno (come dice Scalfari nel suo ultimo editoriale fiume) pieno di incognite alla dracma, la vitalità, la forza, la nobiltà, il coraggio, la volontà di non piegarsi alle ingiustizie e ai potenti di ogni epoca di questo signore, questo eroe sono esemplari e commoventi.